top of page

Il BALLO: l’epifania della verità

  • Immagine del redattore: Anna di Cagno
    Anna di Cagno
  • 4 giu
  • Tempo di lettura: 4 min








C'è un momento, in quasi tutti i romanzi classici, in cui avviene qualcosa che svela improvvisamente la verità. Possiamo considerarlo uno snodo narrativo o un semplice ma efficace espediente letterario, sta di fatto che se questo momento fondamentale è sempre il ballo un motivo ci sarà. Tutti ci arrivano carichi di aspettative e tutti ne escono spettinati, sudati, sconvolti, innamorati e a volte anche morti. Letteralmente.


Il ballo non è mai solo un evento mondano: è il teatro della vita dove l’apparenza si sgretola, e le verità – fin lì ben nascoste – si mettono a danzare, spesso con la musica sbagliata.


Ne sanno qualcosa Anna Karenina, Emma Bovary, Carrie White. E anche Jay McInerney, Thomas Mann, Jane Austen e Luchino Visconti. Perché in letteratura (e al cinema) il ballo non è mai solo una festa: è un campo di battaglia. Con se stessi, in primo luogo.

In Anna Karenina, tutto comincia a un ballo. Vronskij balla con Kitty, ma guarda Anna. E la danza che ne nasce non è coreografata: è una discesa libera verso la passione, la gelosia e l'autodistruzione.

Emma Bovary, al ballo del marchese, vive la sua unica vera notte da protagonista. Una notte di seta e cristalli che le resterà attaccata addosso come un’illusione o forse un virus. Dopo, tutto le sembrerà troppo grigio, troppo noioso, troppo poco.

In Doppio sogno di Arthur Schnitzler il ballo diventa una soglia che traghetta i protagonisti in un mondo dove l’identità è maschera e i desideri si liberano. È il prologo di un sogno – o incubo – che mette a nudo la verità di una coppia borghese convinta di conoscersi.


E poi c’è Carrie. Qui il ballo che doveva essere riscatto della protagonista diventa carneficina. 


Prima reginetta, poi mostro. Il secchio di sangue al posto della corona: lo svelamento più feroce del romanzo americano di formazione.

La scena del ballo è il cuore pulsante anche de Il Gattopardo. Lì, tra i saloni illuminati e la polvere dei candelabri, si consuma il passaggio di testimone da una nobiltà esausta a una borghesia rampante. Il Principe di Salina lo capisce, e infatti nel film di Visconti – durante la magnifica scena al ballo – dice a Tancredi: “Noi siamo ombre, caro, ombre.”È tutto splendido, tragico, profondo.Poi arriva la serie Netflix e Tomasi di Lampedusa si ribalta nella tomba. Ma è la tv, bellezza.

In Le mille luci di New York, Jay McInerney racconta un’altra danza: quella dei corpi in club sotterranei, dei pensieri confusi tra una pista da ballo e una linea di coca. È un valzer postmoderno dove la luce non illumina, ma confonde.


Così come in Povere creature! – romanzo e film – il ballo non è un rito da rispettare, ma da sabotare.


Bella Baxter, col suo corpo che impara il mondo passo dopo passo, balla come vuole. E proprio per questo smaschera tutto: l’educazione sentimentale, le buone maniere, il patriarcato mascherato da cortesia.

Nel Tonio Kröger di Thomas Mann, il ballo non è solo un evento sociale. È un incubo perfetto per chi si sente sempre un passo fuori dal ritmo, un valzerino d'infanzia che fa risuonare tutte le dissonanze della vita. Tonio torna nella sua città natale e, travestito da uomo adulto, si infila in una festa danzante tra liceali biondi, felici e convenzionali. Guarda, osserva, non balla. Si sente inadeguato, ma anche superiore. È lì che capisce: non potrà mai essere davvero come loro, ma non può neanche odiarli. E trova conforto nei versi di una poesia di Theodor Storm:“Vorrei dormire. Ma tu devi danzare.”Come a dire: io guardo la vita da fuori, ma tu vivila. Danzala.

E poi c’è Emma. In nessun altro romanzo di Jane Austen il ballo occupa tanto spazio e ha tanto peso narrativo. La scena del ballo al Crown Inn è la più lunga, articolata e simbolica della sua produzione: è lì che Harriet viene rifiutata da Elton e salvata da Mr. Knightley, ed è lì che per la prima volta Emma e Knightley danzano insieme. 


In quella danza c’è tutto: attrazione, rispetto, amicizia, esitazione, desiderio.


È una coreografia sentimentale dove ogni passo svela un sentimento e ogni frase nascosta ha il peso di una dichiarazione. Austen, che scrive romanzi “da salotto”, conosce benissimo il potere sovversivo di una danza fatta con chi non si dovrebbe. E lo usa tutto, con misura perfetta.

Oggi si balla meno. O meglio: forse si balla da soli, a vedere TikTok.


Di certo non si balla più in casa, il ballo è uscito dall’immaginario della società e resiste come rito sociale solo nei club e nei rave.


Il suo potenziale rivoluzionario, la sua capacità di svelare verità nascoste fa paura e allora la cultura borghese l’ha spinto fuori dalle mura domestiche. 


L’ha ghettizzato in contenitori normati e anonimi come le discoteche e lo perseguita (sì, ok in Italia, non ovunque) quando nei Pride o nei Rave torna a essere quel teatro della vita in cui cadono le maschere e si varcano soglie sconosciute ai più.

Ogni epoca ha il ballo che si merita e che, ci piaccia o meno, la racconta meglio.Perché, come ha detto quel simpatico mattacchione di Friedrich Nietzsche, “nel danzare ogni verità viene alla luce; chi non sa danzare non sa cos’è la verità”.

No, non si può mentire davvero mentre si danza.O almeno, non a lungo.


Fonte immagine copertina: gagarin-magazine.it

Comments


Commenting on this post isn't available anymore. Contact the site owner for more info.

Altri articoli

1/12
bottom of page